Dal broker montebellunese nella city ai trevigiani col mutuo Barclays indicizzato i timori di chi sente già le prime ripercussioni del referendum sulla propria pelle «Qui sarà un boomerang».
«Per chi ha scelto la Brexit sarà un boomerang terribile». Un leave che cambia la vita. Di chi lavora sul mercato finanziario della City, di chi ha un mutuo indicizzato a valute estere, di chi tenta di scrivere il proprio destino a Londra o in qualche altra città del Regno Unito.
Sono tanti i trevigiani che si sono svegliati con l’esito anti-Ue del voto e hanno pensato: e adesso che succede? Uno di loro è Alberto Bigolin, 39 anni, montebellunese, broker in un trading desk obbligazionario.
Una sentinella delle ripercussioni immediate del referendum. «A pagare le conseguenze sarà soprattutto chi ha votato leave, ovvero la classe media di età superiore ai cinquant’anni.
Nel Regno Unito ci sarà un calo di investimenti da parte delle multinazionali, e questo significherà meno posti di lavoro: a pagarne le conseguenze sarà soprattutto quella fascia di età e di reddito che, secondo le analisi, ha votato compatta per uscire dall’Ue. Per loro sarà un boomerang».
Secondo il broker montebellunese è stata «sbagliata» già la scelta di affidare «una decisione così importante e complessa al popolo. È stata una scommessa elettorale unfair di Cameron sulla pelle degli inglesi». Ripercussioni già visibili? «Io lavoro soprattutto con fondi strutturati che avevano già previsto questa opzione: ci aspettavamo un rally in caso di “remain”, il “leave” non ha colto di sorpresa più di tanto.
Le borse europee invece sono crollate, aspettiamo di vedere come apre Wall Street», ci dice al telefono da Londra mentre qui sono quasi le 15. La differita ha attutito il crollo rispetto le piazze europee: il Dow Jones nelle prime due ore ha ceduto il 2,11%, lo S&P 500 il 2,32%, il Nasdaq il 2,77%. Al di là della volatilità immediata e della picchiata della sterlina già in atto, le conseguenze complessive si vedranno a medio termine. «Per il Regno Unito peggiorerà la bilancia dei pagamenti, essendo un mercato fortemente vocato all’import, e ne risentirà anche il mercato immobiliare: da mesi chi firma contratti inserisce la possibilità di recesso in caso di Brexit.
A medio e lungo termine, non escludo che alcune banche d’affari possano addirittura decidere di spostare il quartier generale europeo da Londra a Francoforte o Parigi, dipende da cosa succederà nei prossimi anni - forse due, forse anche sette o otto - in tema di policy economica e trattati tra Regno Unito e Unione europea». Già a inizio anno Hsbc aveva annunciato il trasferimento di mille dipendenti da Londra a Parigi, in caso vittoria dei sì al referendum, mentre JP Morgan ha ventilato nei giorni scorsi fino a quattromila tagli. Morgan Stanley avrebbe addirittura già iniziato il trasloco di duemila persone, secondo una notizia della Bbc poi smentita dalla società. Delle conseguenze per le imprese trevigiane raccontiamo nell’articolo qui a fianco.
E per chi vive nel Regno Unito, o ci vorrebbe provare? «Per chi è radicato e ha un lavoro stabile non vedo grosse novità o problemi all’orizzonte», dice ancora Bigolin, «diverso invece il discorso per le migliaia di stranieri, italiani compresi, che tentano la fortuna a Londra. Faccio l’esempio di mio fratello: è venuto qui a cercare lavoro, è rimasto due settimane in ostello, poi ha trovato un impiego in un grosso studio di architettura. Se cambieranno le regole una storia così potrebbe diventare impossibile, resta da capire quanto decideranno di essere strict sul tema dell’immigrazione».
Ma per rischiare di vedersi sulla pelle le cicatrici della Brexit non serve vivere nella city o esportare prodotti oltremanica. C’è anche un gruppo - purtroppo per loro - corposo di trevigiani che sono con il fiato sospeso per il terremoto valutario che si è scatenato nelle ultime ore: sono i clienti della banca londinese Barclays che hanno sottoscritto un mutuo indicizzato al franco svizzero.
Questione delicata, sulla quale sono in piedi cause legali e interrogazioni parlamentari. «Siamo con il fiato sospeso, temiamo una mazzata» dice Sheila Meneghetti, portavoce del gruppo di clienti Barclays che hanno sottoscritto questo tipo di mutuo indicizzato, e creatrice dell’associazione Tuconfin, Tutela Consumatori Finanziari, «abbiamo comprato la prima casa, ora dobbiamo comportarci da broker senza averne le capacità».
Il cuore della questione - anche legale - è che i clienti sostengono di non essere stati informati sul fatto che il mutuo proposto dalla banca inglese fosse legato alle oscillazioni del franco svizzero. Ora la Brexit rischia di rappresentare una ulteriore mazzata: la moneta elvetica, considerata un “bene rifugio”, ha visto impennare il proprio valore dopo l’esito del referendum, arrivando a sfiorare la parità con l’euro (è interventuta pure la Banca centrale svizzera, acquistando valuta straniera, per cercare di arginare questa piena che rischia di affossare le esportazioni elvetiche).
Per i circa cinquemila - si stima - veneti che hanno un mutuo Barclays indicizzato, questo rally del franco svizzero rischia di tradursi in rate salatissime. E da quel mutuo per votare leave si paga, e caro.
Fonte: La fuga dei “londrigiani” di Fabio Poloni, La Tribuna di Treviso.